Camminava spavalda, era giovane.
Era la forza che aveva nelle gambe, la bellezza dei suoi occhi, la punta del naso all’insù, le labbra rosse ardenti d’amore, le orecchie vogliose di parole d’amore, le mani affamate di carezze.
Guardava il futuro, lo sfidava a rimpiattino e non perdeva una partita.
Il mondo era una pallina stretta nella mano con cui giochicchiare.
La maturità le donò la capacità di giudizio, il discernimento.
La bellezza si trasformò in grazia.
Guardava al futuro come ad un amico da curare, da custodire gelosamente, era il compagno di viaggio con cui chiacchierare e bere un buon bicchiere di vino rosso nelle fredde sere d’inverno.
Il mondo era al suo posto, galleggiava nell’universo.
La vecchiaia le regalò malanni e una memoria di ferro.
La grazia si trasfigurò in tenerezza.
Guardava al futuro come si guarda un uragano, con terrore e meraviglia.
Aspettava godendo ogni istante, tutto era divenuto prezioso e pregno di valore. Amava alzarsi all’alba per vedere sorgere il sole e attendeva il tramonto. Ogni giorno era un dono.
Il mondo era ritornato ad essere una piccola pallina ma dolcemente adagiata sulle sue mani.
BD
Roma, 29 ottobre 2019