giocava e rideva


giocava e rideva con Morte.

Morte non era ossuta, era piuttosto formosa, belloccia.
di grazia ne aveva.
Morte era l’amica nascosta di giorni sempre uguali. Con Lei, divennero speciali.
li contavano, insieme, uno ad uno e per ognuno venne creato un gioiello.
i preziosi erano assai e tutti belli, ne fecero una collana da regalare aTempo.
la collana di Tempo crebbe e si fece infinita.

continuarono a giocare e a ridere.
in un secondo, improvviso lampo, Morte l’abbraccio e la portò ovunque.

ancora giocano e ridono, senza Tempo e la sua collana.

BD

Roma, 15 settembre 2021

raggio di sole

ai margini, solitaria, camminava tra fiori e ortiche.

bellezza e dolore ad ogni passo, un po’ dell’uno, un po’ dell’altro.

ma il sole davanti era un richiamo. un imperativo.

continuò. e la meraviglia crebbe. poteva farcela.

il suo unico desiderio: diventare raggio di sole.

era dentro ogni spasmo di fatica.

era dentro ogni contrazione muscolare.

venne il tempo, finì lo spazio e fu divorata dal fuoco.

bruciò e si trasformò.

raggio solare che scalda e matura ogni seme di vita.

BD

Anzio 27 luglio 2021

Dialogo con Dolore

B: ma siete la stessa cosa tu e sofferenza?
D: ma no! io sono l’effetto
B: pure per questa roba c’è la teoria causa-effetto?
D: e certo, se hai una infezione al dente senti dolore
B: mi prendo un oki
D: fai bene, chi te lo fa fare a sopportare
B: e per i tagli dell’anima?
D: è un po’ complicato, non li rattoppi su due piedi, l’unica medicina è il Tempo e tanta Pazienza, ogni tanto pure un bel vaffanculo
B: per il vaffanculo nessun problema, ma è uno sfogo, una liberazione momentanea
D: e dici poco? una strada si percorre un passo alla volta, intanto si comincia e poi sempre avanti, avanti!!!! senza fare dietrofront
B: avanti, ho capito, avanti
D: poi passo dopo passo, un piede avanti l’altro, il dolore piano piano si attenua, non sempre sparisce ma la percezione è diversa
B: alla fine della strada te lo ricordi
D: ma dai! certo! è come una ferita rimarginata, non senti più niente ma la vedi. esiste.
B: uffa ma sei persistente
D: no, siete voi che avete memoria ed occhi per guardare. io faccio solo il mio lavoro, vi avverto
B: di che?
D: che c’è qualcosa che non va
B; non avresti potuto fare un fischio?
D: non so fischiare ma pungo bene
B: me ne sono accorta
D: e allora, vai, cammina
B: mi fanno male i piedi
D: cambia scarpe
B: è una metafora
D: pure la mia
B: con te si perde sempre
D: no, si vince, apri lo zainetto e vedrai quante cose t’ho insegnato
B: che zainetto?
D: quello che ti viene donato al momento della nascita
B: e dove sta?
D: lo porti sulle spalle da una vita
B: ho capito e una volta che ci guardo dentro?
D: impari
B: a che fare?
D: a vivere o almeno dovresti. certe voi non siete bravi ad imparare dai vostri errori
B: infatti ho la testa piena dei soliti bozzi
D: e che non lo so?
B: allora come faccio?
D: ridi sorridi e vai col prossimo bozzo
B: battuta?
D: si ed è pure divertente
B: io non rido
D: e fai male, ridi che ti passa
B: quello era canta
D: e io l’ho cambiato
B: funziona davvero?
D: hai altro modo?
B: e allora non siamo liberi
D: naaaa, che dici, certo che lo siete
B: come?
D: la felicità è una scelta
B: sei bravo con le frasi fatte
D: uh! so tutto lo scibile a memoria
B: e sei pure presuntuoso
D: un pochino
B: chiudiamo sta conversazione che tanto non se ne esce
D: ne sei uscita proprio ora
B: arrivederci, no, addio che è meglio
D: non credo sia possibile, prima o poi ci si rincontra sempre
B: una condanna sei!
D: un amico se vorrai

BD

Anzio 12 febbraio 2021


banane da cogliere al volo

banane da cogliere al volo ma c’è un piccolo problema: loro sono troppo in alto ed io sono troppo bassa. e non so arrampicarmi sugli alberi e ho paura di cadere e c’è troppo caldo e come le porto giù? se devo tenermi aggrappata al fusto? le lancio, si le lancio. ma non si sfracellano? oddio, è un mistero la raccolta delle banane. non è che si tratta di telepatia? tu ci pensi e loro planano sulle tue mani. ok, impossibile. allora esiste un gancio dall’asta lunghissima, ma quanto dovrebbe essere lunga questa asta lunghissima? e no non ci siamo. cadono da sole, ci piazziamo sotto una rete salvabanane e loro si buttano. ma come fanno a sapere quando sono mature? hanno coscienza le banane? sono fuori strada. certo è che le banane esistono e le mangiamo.

BD

Anzio 13 gennaio 2021

Er vecchio e la lupa

C’aveva na certa e l’anni nun li contava più. Viveva alla giornata come j’annava, senza troppi pensieri perché, se ce pensava, je veniva incontro solo la vecchia co la farce, nera e brutta come m’bacarozzo.

Se svegliava presto, se faceva er caffé, sempre la stessa ciofeca, se vestiva e se ne annava a fa na camminata per paese. N’antro caffeé, quarche vorta coretto. Sur giornale le solite cazzate der governo, quarche omicidio.

Era rimasto solo e je pesava. Non de la gente che nun je era mai fregato anzi! na donna je mancava, svejarse la matina nsieme, dopo na notte sotto le stesse coperte, er caffé pe du tazzine, na chiacchierata der giorno che s’affronta e poi la sera, a cena, un filme e magari na cosetta prima de dormì.

E che le donne se troveno così! Ormai c’aveva arrinunciato ma er chiodo fisso era sempre lo stesso. Era n’bisogno come magnà dormì beve. Allora s’addecise n’giorno de annà a mignotte. C’era na strada de campagna che de notte era come la processione der vernerdì santo. Ce steveno de tutti le razze, giovini, vecchie, avoja a sceje!

Mo la prima vorta è strano, se vergognava, je sembrò de fa n’torto all’umanità e poi na donna nun l’aveva mai pagata. Alla fine se pijò na nera come n’tizzo de carbone. Caruccia, magra e co la pelle der velluto. Ce volle tanta pazienza da parte sua, sembrò quasi nun fajela ma alla fine er coso se convinse e s’arzò tosto.

Manco cinque minuti addurò, così veloce nun era mai stato. Ce rimase male, chissà che se pensava. La ragazzotta manco lo guardò n’faccia, se prese li sordi, uscì dalla macchina e sparì.

Er vecchio rimase un pò co le braghe calate co li pensieri sui, poi accendette la macchina e se ne tornò a casa.

Se nun poteva avé na compagna de vità armeno pe 5 minuti la felicità se la poteva comprà. E così fece pe li anni che j’arimaneveno senza rimorsi e senza rimpianti.

BD

Roma, 2 dicembre 2019

La regola del tre

Camminava spavalda, era giovane.
Era la forza che aveva nelle gambe, la bellezza dei suoi occhi, la punta del naso all’insù, le labbra rosse ardenti d’amore, le orecchie vogliose di parole d’amore, le mani affamate di carezze.
Guardava il futuro, lo sfidava a rimpiattino e non perdeva una partita.
Il mondo era una pallina stretta nella mano con cui giochicchiare.

La maturità le donò la capacità di giudizio, il discernimento.
La bellezza si trasformò in grazia.
Guardava al futuro come ad un amico da curare, da custodire gelosamente, era il compagno di viaggio con cui chiacchierare e bere un buon bicchiere di vino rosso nelle fredde sere d’inverno.
Il mondo era al suo posto, galleggiava nell’universo.

La vecchiaia le regalò malanni e una memoria di ferro.
La grazia si trasfigurò in tenerezza.
Guardava al futuro come si guarda un uragano, con terrore e meraviglia.
Aspettava godendo ogni istante, tutto era divenuto prezioso e pregno di valore. Amava alzarsi all’alba per vedere sorgere il sole e attendeva il tramonto. Ogni giorno era un dono.
Il mondo era ritornato ad essere una piccola pallina ma dolcemente adagiata sulle sue mani.

BD

Roma, 29 ottobre 2019

Diversità

e come? penso: come? se stiamo sempre nascoste, anche a noi stesse, se dopo ti vergogni, se non puoi dirlo a nessuno, se nessuno può saperlo, l’amore così è niente e uno straccio per pulire i pavimenti. e che l’amore dovrebbe esploderci dentro, tutti dovrebbero guardarci e pensare “come si amano” e noi dovremmo godere del fatto che si vede, che è vero, che è reale. invece un bacio rubato dietro un albero, una carezza al bagno, giochiamo a nascondino con la vita, poi la vergogna,maledetta vergogna!

ma è vero? ma così come si fa. È che lo devo dire perché non voglio perderla, perché sarebbe come la volta prima e prima ancora, sarebbe come sempre.

quando l’ho detto ai miei ho rischiato la morte e poi il 41 bis. Li ho chiamati una sera a raccolta nel salone e così senza preamboli l’ho sparata li, un colpo di pistola alla fronte. “mi piacciono le donne”. mio padre è rimasto di sasso, occhi sgranati, viso contratto in una smorfia di ribrezzo forse dolore, mia madre poco ci mancava che svenisse e mia sorella già lo sapeva ma era comunque preoccupata per come sarebbe andata a finire. “com’è successo” l’unica cosa che ha saputo dire mio padre. ma che vuol dire. mica ho fatto niente, sono così. mi piacciono le donne punto e basta. ne è venuta fuori una lite furiosa, disgustosa, vomitevole, sono stata trattata da malata. perché sei così, di chi è la colpa, che abbiamo fatto ripetevano in continuazione. Ed io li a prendermi schiaffi pugni insulti, il cuore crepato dal dolore, lo stomaco stretto in una morsa, avrei voluto urlare graffiare come un animale inferocito, avrei voluto sbranarli. Eppure sono rimasta ferma inebetita senza muovere un muscolo, non c’ho sprecato nemmeno una lacrima. come un palo del molo in balia delle onde. Non sono crollata ma questo male ti corrode, ti consuma e ti fa ammalare di odio.