Venne il giorno

Spontaneamente crebbi
nutrito dalla pioggia e dal terreno
protetto dal calore del sole.

Spontaneamente si posarono su di me
uccelli dai variopinti colori e
piccoli e fastidiosi insetti.

Mi sentivo forte e ben saldo
ma quel giorno d’inverno
il vento del nord mi piegò.

Spontaneamente continuai a nutrirmi
a far da casa ai miei animali
continuai ad assorbire anidride carbonica

e a donarvi il mio ossigeno.
Venne il giorno della scure
aveva le sembianze di un uomo vecchio,

sporche erano le sue mani
della linfa vitale strappata agli altri
e divenni legno.

BD

Roma, 27 febbraio 2019



Vorrei

Controllo! Ragazza, controllo

E tracanno litri di bile

Misura! Ragazza, Misura!

E mi copro di bolle

Mi gratto e mi scortico

A sangue

Vorrei urlare ballare

Vorrei camminare scalza

Vorrei i capelli al vento

Vorrei fare pazzie

Vorrei rivedere l’aurora

E parlare fino al tramonto con chi sa ascoltare

Vorrei dolci baci e tenere carezze

Vorrei palesare chi sono

La mia diversità

E chiamare con il mio nome un mondo nuovo

BD

Anzio, 21 febbraio 2019

Si sorprese

Si sorprese a cantare una melodia
antica,
rimembranza dell’amore vero
perduto,
le parole non le ricordava,
inutili
orpelli alla pienezza di quel sentimento,
puro.

Si sorprese a pensare a Lei,
divina,
effimera creatura generata dal ventre
arido
di una donna arsa dal dolore
opprimente,
come l’afa di un giorno
estivo.

Si sorprese della sua vecchiaia,
precoce,
del giorno in cui arrivò
silenziosa
e lo travolse come Bora
violenta,
spazzando lontano ogni ieri
vissuto.

Si sorprese della sua vita,
malferma,
di come la sua malinconia
pacifica
diradava la nebbia del tempo presente,
effimera
speranza di vita futura, di domani
felici.

Si sorprese della sua menzogna,
triste,
niente dura per sempre,
amareggiato
continuò a canticchiare la melodia
antica
senza parole senza oggi senza domani,
disperato.

BD,

Roma, 19 febbraio 2019






A Sapienza e Gioia – A Sophia e Laetitia

E’ bella la vita, lo vedo dai tuoi occhi

Hai troppe domande e poche risposte

Hai parole da regalare, amori da divorare

Giri vorticosamente su te stessa e chi ti ferma!

Ogni novità è un esplosione, ogni giorno un miracolo

La bellezza ti appartiene, la gioia ti consuma

Il tempo è la tua arma, hai la pallottola in canna

Allora spara, uno due cento colpi

Fai centro e continua

Ora è il tuo momento, il futuro un’autostrada

Ed io sarò dietro di te, ti seguirò discretamente

per aggiustare il tiro, ogni tanto!

E mi rinnoverò ad ogni tuo sguardo e d’amore vivrò!

BD

Roma, 18 febbraio 2019



Cirano di Francesco Guccini

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto, infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l’ ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L’arrivismo? All’ amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco!

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch’ io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco!

Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz’ ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d’ essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste perchè Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi…

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un’ altra vita; se c’è, come voi dite, un Dio nell’ infinito, guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco!

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada, ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo, tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo: dev’ esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un’ ombra e tu, Rossana, il sole, ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo…Cirano

Un giorno come tanti

Oggi è un giorno come tanti

Il sole è sorto

Il vespro verrà

E nell’intermezzo si vive

Nell’attesa di una nuova alba ci si muove

Ma lo spazio si restringe

Fermi sul punto

Infinitesimale della nostra esistenza

Briciole di pane fastidiose

Sgrullate via dalla tovaglia

Dalla mano violenta del destino.

BD

Anzio, 15 febbraio 2019

Domani sarò l’ultima

Ieri sono stata bianca
come il latte dei pastori sardi
riversato sulle strade dell’Isola

Oggi sono nera
come l’ebano africano
sopravvissuto alle mareggiate del Mediterraneo

Domani sarò
di un altro colore
parlerò un idioma incomprensibile
vivrò una vita dolorosa
sognerò la salvezza

Domani sarò un barbone
una vecchia malata
una donna obesa
una bimba autistica
un neonato in un cassonetto

Domani voglio essere l’ultima!

BD

Roma, 14 febbraio 2019



Eros e Psiche

“l’estasi
la contemplazione del corpo
l’ascolto profondo della voce
il profumo della pelle
i tuoi capelli”

“pressapoco l’amore!”

“è Amore”

“all’incirca”

Eros si offese e Psiche sorrise.
Eros continuò, Psiche fuggì.
Eros la trovò e Psiche divenne soffio.
Eros per possederla divenne parola.

BD

Roma, 13 febbraio 2019