Di buchi, mugugni e altre sciocchezze

Non servono parole, solo “grazie Carlo”.

Fin da bambino la musica è stata per me gioia e liberazione. La madre che mi
nutre e che mi consola. Isola di pace lontana da tutti in cui rifugiarsi, eppure capace di avvicinare.
Se mi guardo indietro non riesco a immaginare come sarebbe stata la mia vita senza musica, ma sicuramente più misera e minima di quello che è stata.
La chitarra è sempre stato il tramite, lo strumento principe con il quale riesco a comunicare empaticamente. Qualcuno potrebbe dire forse l’unico, ma questa è un’altra storia.
E’ bello poter afferrare la chitarra, abbracciarla e sfiorarla con le dita come fosse un’amante, oppure, altre volte, stringerla e la percuoterla con rabbia. Quante emozioni. Eppure alla fine è solo una cassa con un buco e sei corde sopra. Sei corde che non mi impediscono di essere dentro te.

Carlo Botti

“Dentro te” di Giorgio Signorile tratto dalla raccolta “Racconti di primavera” edito da Orpheus

Il viaggio

e adesso cammina calmo.

il tempo della gioventù è trascorso troppo velocemente,

il tempo delle corse

degli spostamenti repentini

delle cadute

e delle sbucciature.

ora è il tempo della quiete

della dolce lentezza

dell’osservazione

della riflessione

e molto più silenzio.

è come se la furia di un tempo fosse ferita e dolorante

e si fosse accucciata sulla terra riscaldata da un tiepido sole primaverile.

a un certo punto non sai più dove andare,

non devi andare

non sei costretto

puoi stare fermo

immobile

per tutto il tempo.

il tempo non fa questioni,

sta qui intorno,

ci soffia dentro anni e malanni,

è diffidente

ridacchia.

e sta fermo,

viaggia sul treno dei ricordi,

che è lento e va a caso,

gira in tondo e non si ferma,

quando si viaggia si lascia qualcosa,

di importante.

BD

Treno Roma-Anzio, 22 dicembre 2011

Streghe

Le streghe di oggi
girano di giorno

non usano bacchette
ne formule magiche

profumano di famiglia
sudano di lavoro

conoscono diritti e doveri
hanno il capo cinto d’alloro

le catene dell’inferiorità
che cingevano i polsi

son divenute piano
un canto di liberazione

anche se ancora oggi si muore
per uno schiaffo e per il dolore.

BD

In un tempo imprecisato

Ciambelle senza buco

Strane
diverse
felici
come ciambelle senza buco
il futuro
una sfida
il presente
una battaglia
il passato chissenefrega!

Vogliamo viverla
vogliamo mangiarla
vogliamo digerirla
questa esistenza!

BD giovanissima

Roma, lontanissimo 1990 circa

NB: le ciambelle della foto sono state preparate dalle manine di BD, buonissime!

Diversità

e come? penso: come? se stiamo sempre nascoste, anche a noi stesse, se dopo ti vergogni, se non puoi dirlo a nessuno, se nessuno può saperlo, l’amore così è niente e uno straccio per pulire i pavimenti. e che l’amore dovrebbe esploderci dentro, tutti dovrebbero guardarci e pensare “come si amano” e noi dovremmo godere del fatto che si vede, che è vero, che è reale. invece un bacio rubato dietro un albero, una carezza al bagno, giochiamo a nascondino con la vita, poi la vergogna,maledetta vergogna!

ma è vero? ma così come si fa. È che lo devo dire perché non voglio perderla, perché sarebbe come la volta prima e prima ancora, sarebbe come sempre.

quando l’ho detto ai miei ho rischiato la morte e poi il 41 bis. Li ho chiamati una sera a raccolta nel salone e così senza preamboli l’ho sparata li, un colpo di pistola alla fronte. “mi piacciono le donne”. mio padre è rimasto di sasso, occhi sgranati, viso contratto in una smorfia di ribrezzo forse dolore, mia madre poco ci mancava che svenisse e mia sorella già lo sapeva ma era comunque preoccupata per come sarebbe andata a finire. “com’è successo” l’unica cosa che ha saputo dire mio padre. ma che vuol dire. mica ho fatto niente, sono così. mi piacciono le donne punto e basta. ne è venuta fuori una lite furiosa, disgustosa, vomitevole, sono stata trattata da malata. perché sei così, di chi è la colpa, che abbiamo fatto ripetevano in continuazione. Ed io li a prendermi schiaffi pugni insulti, il cuore crepato dal dolore, lo stomaco stretto in una morsa, avrei voluto urlare graffiare come un animale inferocito, avrei voluto sbranarli. Eppure sono rimasta ferma inebetita senza muovere un muscolo, non c’ho sprecato nemmeno una lacrima. come un palo del molo in balia delle onde. Non sono crollata ma questo male ti corrode, ti consuma e ti fa ammalare di odio.